La famiglia

L’obiettivo di questa indagine è stato quello di provare a considerare la famiglia non soltanto come nucleo destinatario di interventi, di servizi, di attenzione pastorale, ma anche come portatrice di “risorse”, di energie liberate, utili ai membri della famiglia stessa e al contesto sociale e comunitario. 

Assottigliamento dei nuclei familiari

L’assottigliamento dei nuclei familiari è riconducibile a due fenomeni socio-demografici interconnessi tra loro: l’invecchiamento della popolazione e la denatalità, dinamiche largamente presenti nel paese e il Lombardia, ma particolarmente accentuate nella provincia di Pavia.

La quota di ultra65enni sul totale della popolazione per la provincia di Pavia aggira intorno al 23%, a fronte del 19,1% della media regionale. In provincia di Pavia ogni 1000 donne in età feconda (tra i 15 e 49 anni) nascono 35,7 bambini, quasi 7 in meno della media regionali. questi indicatori fanno di Pavia la provincia “più vecchia” della regione.

Fitto e forte network familiare

Particolarmente fitte sono le maglie del network familiare, in cui la famiglia di origine, in particolare i genitori sono la “seconda cerchia” del nucleo familiare stesso. Se il nucleo familiare si assottiglia, la famiglia si dilata in termini relazionali inglobando in larga misura le famiglie di origine, diventa così il primo livello di sussidiarietà in cui la famiglia è inserita, così ai bisogni sociali fa fronte in prima battuta la famiglia allargata alla prima cerchia parentale, sia a quelli di natura assistenziale sia a quelli relazionali. Questo è sicuramente uno dei punti di forza del sistema familiare pavese, e ciò è favorito dalla struttura stessa della provincia pavese in cui prevalgono centri di piccoli dimensioni. Questo stile di vita fortemente connesso ad una qualità complessivamente più alta rispetto alle grandi città, attrae anche nuove famiglie provenienti dalla limitrofa provincia di Milano, con un incremento nei comuni di Pavia negli ultimi tra il 2000 e il 2006 di 15.000 unità parli al 18%. 

Una partecipazione sociale ed ecclesiale centrata sulla dimensione "microsociale"

Per quanto riguarda la dimensione della partecipazione sociale, più di un intervistato su tre dichiara di partecipare ad almeno ad una associazione. Quella riscontrata non è una partecipazione che si mobilita su missioni ideali o associazioni militanti, politiche, sindacali o ambientaliste, ma trova il suo ambiente naturale nelle associazioni sportive, di volontariato sociale e in quelle religiose. 

Un tessuto familiare forte con aree di fragilità

Spostando l’analisi dal piano sociale a quello socio-economico emerge un tessuto familiare economicamente forte, in grado di rispondere alla crisi congiunturali di questi anni e alle trasformazioni del sistema produttivo laddove si sono verificate. Ma se l’immagine del tessuto familiare e emersa dall’indagine appare forte, non va sottovalutata, tuttavia un disagio economico che interessa una quota stimabile attorno al 24%, circa, ritiene di  avere a disposizione risorse economiche inferiori rispetto alle proprie aspettative ed ai bisogni complessivi della famiglia, rileviamo quindi un’area di fragilità economica con cui le politiche pubbliche devono misurarsi per attenuare le sperequazioni sociali presenti. 

Un progetto di famiglia giocato dentro percorsi flessibili e personali

La ricerca ha rilavato che il matrimonio religioso continua ad essere il tipo convenzionale più scelto, tuttavia è significativo sottolineare che nella fascia di età 25-35 anni le convivenze riguardano un quarto delle coppie. Spesso la convivenza si connota come un’esperienza propedeutica al matrimonio fatta per approfondire il rapporto, senza un impegno formale e sociale, il punto di svolta per le convivenze che si trasformano in matrimonio spesso è l’arrivo dei figli. La nascita dei figli spesso porta la copia ad aprirsi alla dimensione sociale e formale della famiglia. Nel percorso di coppia, la scelta di avere figli tuttavia è sempre più programmata e dilazionata nel tempo, da un lato ciò è legato alla necessità di avere maggiore stabilità economica e abitativa, dell’altro si rinvia la genitorialità ad un tempo in cui ci si sente "più pronti" e "più maturi".  

Una famiglia "affettiva" che fatica ad aprirsi

La ricerca ha evidenziato la ridefinizione delle dinamiche famigliari: il passaggio ormai definitivo dalla famiglia etica, il cui statuto era imperniato su norme di comportamento, valori e stili di vita già definiti, ad una famiglia affettiva impegnata a trasmettere ai figli amore e affetto più che regole e principi. Se la sfera relazionale è giocata quasi esclusivamente sulle dinamiche affettive, la trasmissioni dei valori si ruota attorno invece prevalentemente alla sfera normativa improntato a trasmettere ai figli un’etica orientata al “corretto agire”, all’interno del contesto sociale, ma, questo impianto valoriale tradisce una scarsa apertura all’altro, verso i valori della condivisione e dell’altruismo, si traduce sul piano educativo in una scarsa spinta ad uscire fuori da sé stessi, a crescere e a vivere esperienze di progressiva autonomia, a diventare adulti.  

Modelli familiari che tendono ad uniformarsi

Ciò che si osserva dai dati dall’indagine è una tendenza a convergere su orientamenti culturali uniformi, dove le differenze si assottigliano, non identificando più in modo univoco un territorio, un atteggiamento ideologico, un sistema di valori. La famiglia si concepisce principalmente con figli, in prevalenza con un figlio, massimo due, prevale ancora il rito del matrimonio religioso, circa l'82% si sposa in Chiesa, mentre cresce la quota di matrimoni civili e di coppie conviventi è il 18%. Il campione di famiglie intervistate risulta molto compatto e non si registrano differenze di opinione tra le differenti classi d'età ne tra le diverse aree territoriali. 

Una regia al femminile

Rispetto alla dimensione relazionale la figura femminile all'interno della coppia è un punto di riferimento per il partner molto di più di quanto lo sia quello maschile; inoltre i ruoli di aiuto e di sostegno sono giocati in modo prevalente dalle donne. La donna continua ad essere il punto di riferimento per le relazioni di aiuto e di solidarietà e il perno della cura effettiva e materiale. Rispetto ai ruoli genitoriali c'è stato un progressivo avvicinamento del ruolo paterno a quello materno, anche la nostra indagine ha messo in luce questa tendenza sia nelle rilevazioni qualitative sia nell'indagine campionaria.